

Noemi Campisi – Un po’ storditi dal poco riposo, “generazione di sconvolti”, siamo al corso di scrittura dell’Anps e ci sediamo attorno ad un tavolo più grande del previsto. Un tavolo che a casa sarebbe stato riempito da tante classiche teglie, che durante le festività mamma e zia porgono al centro, piene di ogni sapore, infinitamente ricche di genuinità!
Una luce calda quanto cupa illumina la stanza, siamo noncuranti di ciò di cui avremmo parlato, il dialogo che avrebbe prevalso sull’imbarazzo.
Poi, alle spalle, mi soffermo sul disegno di due cappelli, i nostri cappelli, con al centro ciò che ci rappresenta. Ascolto i ragazzi parlare e tra le loro parole, le loro frasi, riconosco ognuno di noi! Tutto ciò che ci aveva dato forza.
Ognuno di noi portava sulle spalle un grosso sacco ricco di racconti e avventure da dare al mondo! A proprio modo ognuno aveva deciso di racchiudere le proprie esperienze in unica scelta che per sempre ci avrebbe accompagnato. Tutti con la precisa considerazione che calci e pugni non ci avrebbero mai portato a vincere, sarebbe stata una banale penna e imparare a far correre la sua punta su un foglio e permetterci di riempire il suo bianco, riempiendo allo stesso modo il cuore di chi aveva bisogno di noi.

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