

Renato Caldarera – Ogni giorno “vedo” il mare di casa mia, quella distesa d’acqua infinita che accompagnava le mie giornate fino a qualche mese fa.
Ricordo ogni momento passato in spiaggia e immerso tra le onde salate. A volte indossavo la maschera per scoprire cosa si nascondesse sotto, quanta vita potesse esserci in un mondo a noi sconosciuto. Sento ancora l’adrenalina che provavo durante le nuotate avanti e indietro, e da una costa a un’altra, o durante le gare di tuffi. Penso a quanto fosse soddisfacente. Penso anche alla soddisfazione di bere un sorso d’acqua fresca nelle giornate più calde dell’anno o dopo una corsa.
L’acqua in fondo è fonte di vita ma purtroppo non solo. La sua forza va rispettata perché viceversa si possono presentare rischi. Ho ancora in mente quel giorno, un pomeriggio ventoso. Il mare non era come lo ricordavo, non era azzurro, e soprattutto non mi faceva pensare alla vita e alla libertà. Era cattivo, forte, come un cane dormiente che non andava disturbato. E quel giorno, il mare era stato disturbato e non ha perdonato. spezzando la vita di un improvvido nuotatore, annegato davanti ai miei occhi.
Non ho cambiato idea sul Mare, ma quel giorno ho compreso davvero quanto sono piccolo rispetto ad esso.
Lascia un commento