

Graziano Maggio – Cosa definisce il termine “esperienza di una professione”? La conoscenza diretta? La conoscenza acquisita personalmente? La conoscenza della realtà pratica? Tutte queste definizioni combinate assieme?
Ritengo siano definizioni soltanto di carattere generale. Definizioni che si sposano bene per coloro che praticano professioni di routine, abitudinarie o in forma stereotipata (es. avvocati, bancari, allenatori sportivi).
Per quanto vissuto, ritengo che “l’esperienza” sia più… un insieme di frammenti di vita che nel tempo rendono l’animo umano partecipe nel determinare una visione immediata, razionale e funzionale che “anticipa” e individua la soluzione migliore consigliata dal buon senso.
Decenni di indagini, rilievi, repertazione, esami e perizie, creano un bagaglio di informazioni che nessun testo scientifico può fornire.
Il gioco del calcio è sport “atipico” (nessuna azione, passaggio o tiro si ripete in modo uguale). Così durante l’analisi di un luogo dove è stato perpetrato un crimine. Decessi, rapine, stupri o furti, nessuno è uguale all’altro. Simili si, non uguali.
Cogliere la differenza, ciò che è presente ma anche assente o, ancora, quella latente, apparentemente invisibile.
Nel trascorrere degli anni si trasmettono ai collaboratori conoscenze ed esperienze, spesso facendoli partecipi. Colleghi cresciuti poi professionalmente, di qualità e di qualifica, in grado di risolvere, loro stessi, situazioni complicate o complesse.
Con l’implementazione di esperienza si diventa inevitabilmente “cacciatori”. Sì cacciatori di belve umane. Assassini, stupratori, rapinatori, ladri … tutte persone malvagie.
L’andrenalina si espande lungo le ramificazioni del corpo e tutti i sensi di dilatano ed ecco… si individua la traccia, indelebile o latente, apparentemente insignificante o determinante. Certamente sicura.
Si ha particolare riguardo di questo elemento prezioso fino a dargli un collegamento o per individuare un percorso.
La chiave che conduce alla persona malvagia che si è macchiata di un delitto.
Si corre spinti da una forza insolita nel fare presto per fermarla, catturarla, renderla inoffensiva affinché non possa più nuocere.
Talvolta, l’esperienza, diventa la ciambella di salvataggio che salva la vita… per due volte.

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